Il Consiglio regionale ha deliberato a maggioranza di non trattare il progetto di legge sul suicidio assistito

Il Consiglio regionale, esprimendosi con un voto segreto a maggioranza, ha deciso nella seduta odierna di “non trattare” il progetto di legge di iniziativa popolare relativo a “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”.

La Questione pregiudiziale di costituzionalità, illustrata da Matteo Forte (FdI) e approvata con 43 voti a favore e 34 voti contrari (nessun astenuto e un consigliere in congedo), dichiara infatti che nel testo del progetto di legge “sussistono possibili questioni di legittimità costituzionale per violazione dell’articolo 117 della Costituzione”. Ogni qual volta la Corte ha considerato un intervento legislativo in materia – viene precisato – si è rivolta solo e soltanto al legislatore statale, al quale solo spetta il compito di individuare il punto di equilibrio tra autodeterminazione e tutela della vita”. Richiamando una specifica sentenza della Corte, si afferma inoltre che si tratta di diritti “la cui tutela non può non darsi in condizioni di fondamentale eguaglianza su tutto il territorio nazionale”. Un concetto, questo, che nella Questione pregiudiziale viene sottolineato e approfondito. Nel testo del progetto di legge, infatti, vengono individuate alcune “invasioni di campo” in riferimento a materie esclusive dello Stato quali l’ordinamento civile e penale e, appunto, la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, “che devono essere garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale per ragioni imperative di eguaglianza tra tutti i cittadini”. “In ogni caso – ha detto il relatore Forte, riprendendo alcuni passaggi della Questione pregiudiziale, – ad oggi in Italia non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito. La sentenza 242 del 2019, alla quale fa riferimento il pdl traendone conseguenze sbagliate, si limita infatti ad escludere la punibilità dell’aiuto al suicidio nei casi considerati, senza alcun obbligo di procedere a tale aiuto in capo ai medici. La non punibilità viene riconosciuta quando il paziente è affetto da patologia irreversibile, fonte di sofferenze intollerabili, tenuto in vita con trattamenti di sostegno vitale e sia capace di prendere decisioni libere e consapevoli. La stessa Corte, tornando sulla materia nel 2024, ha precisato che ‘una simile ratio, all’evidenza, non si estende a pazienti che non dipendano da trattamenti di sostegno vitale, i quali non hanno la possibilità di lasciarsi morire semplicemente rifiutando le cure’”.

A favore della pregiudiziale sono intervenuti Nicolas Gallizzi (Noi Moderati), Fabrizio Figini (FI), Marisa Cesana (Lombardia Ideale), Alessandra Cappellari (Lega) e Christian Garavaglia (FdI); contrari Onorio Rosati (AVS), Lisa Noja (Azione-Italia Viva), Michela Palestra (Patto Civico), Nicola Di Marco (M5S), Martina Sassoli (Lombardia Migliore) e Carmela Rozza (PD), correlatrice nel lavoro delle Commissioni, che ha insistito sul fatto che il progetto di legge non intendeva aggiungere nessuna decisione rispetto a quanto stabilito dalla Corte. “Si trattava -ha detto- di stabilire procedure e tempi affinchè la Regione potesse completare quanto previsto dalla Corte, che ha elencato precise condizioni per l’accesso al suicidio assistito rendendo irragionevole l’esclusione delle persone interessate. E infatti in questo senso avevamo individuato emendamenti migliorativi, ma qui purtroppo prevalgono le tifoserie di partito”. A motivare il proprio voto contrario alla pregiudiziale è intervenuto anche Giulio Gallera (FI).

Il progetto di legge di iniziativa popolare, accompagnato da 8181 firme, era stato presentato dall’Associazione Luca Coscioni lo scorso 18 gennaio. L’Ufficio di Presidenza, deliberandone l’ammissibilità (relativa alla sola verifica dei requisiti previsti dalla legge regionale ai fini dell’avvio dell’iter legislativo), aveva assegnato alle Commissioni Sanità e Affari istituzionali l’esame congiunto del provvedimento. Nei mesi scorsi erano stati chiesti pareri giuridici e si era proceduto con le audizioni di esperti e professori di diritto costituzionale. Il testo è composto da sei articoli, il secondo dei quali afferma che “la Regione Lombardia assicura la necessaria assistenza sanitaria alle persone che intendono accedere al suicidio medicalmente assistito… ai sensi e per effetto della sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale”. Negli altri articoli vengono previsti modi e tempi della “prestazione”, da “assicurare gratuitamente”.

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